Perché i tappi non si staccano più dalle bottiglie?

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Nel passato, il confezionamento delle bevande in lattina presentava un problema ambientale legato alle chiusure. Le lattine erano dotate di linguette di apertura, ma i consumatori spesso le gettavano a terra una volta aperte, contribuendo così a un accumulo di rifiuti e a un impatto negativo sull’ambiente. Per affrontare questo problema, nel 1989 gli Stati Uniti introdussero una legge che rese obbligatorie le linguette “a scomparsa,” un sistema che evitava che le linguette fossero separate dalla lattina una volta aperta. Questa innovazione si diffuse rapidamente in tutto il mondo, grazie alla globalizzazione del mercato delle bevande, contribuendo a ridurre l’inquinamento da linguette di lattina. Tuttavia, un altro problema legato alle bevande in confezioni multiple era rappresentato dagli anelli di plastica dei six-pack. Questi anelli erano progettati per tenere insieme le lattine nelle confezioni da sei, ma spesso finivano per diventare trappole micidiali per la vita marina. Tartarughe marine e altre creature marine si impigliavano negli anelli di plastica e rischiavano di strangolarsi. Nel 1994, il Congresso statunitense stabilì che gli anelli di plastica dovevano essere realizzati in materiale biodegradabile, un importante passo avanti nella protezione degli ecosistemi marini. Inoltre, in anni più recenti, un produttore di birra danese ha introdotto un’alternativa, sostituendo gli anelli di plastica con punti di colla per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale.

Le nuove regole per i tappi delle bottiglie

Oltre alle lattine, un’altra sfida ambientale legata alle bevande riguarda le bottiglie di plastica. In particolare, in Italia, dove il consumo di acque minerali è elevato, il problema dei tappi delle bottiglie di plastica ha cominciato a emergere come una questione preoccupante. La produzione di tappi di plastica e la loro dispersione nell’ambiente avevano suscitato preoccupazioni riguardo alla contaminazione ambientale. Tuttavia, una soluzione è in vista con l’entrata in vigore nel 2024 della Direttiva UE (2019/904). Questa direttiva stabilisce che tutte le bottiglie in PET (polietilene tereftalato) entro i 3 litri debbano obbligatoriamente essere dotate dei cosiddetti tethered cap, ovvero i tappi che rimangono agganciati alla bottiglia una volta svitati o sollevati. Questa decisione rappresenta un passo significativo nella lotta contro l’inquinamento da plastica, equiparabile alla messa al bando di altri prodotti in plastica monouso come piatti, bicchieri, posate, cotton fioc e cannucce.

La sfida globale dell’inquinamento da plastica

Nonostante i progressi significativi nel migliorare la gestione delle chiusure delle bevande, l’inquinamento da plastica rimane una sfida globale di proporzioni immense. Secondo il World Wildlife Fund (WWF), la produzione di plastica è in costante crescita, ma lo smaltimento della plastica è ancora altamente inefficiente ed inefficace, con tassi di riciclo inferiori al 10% a livello globale. Ciò significa che enormi quantità di rifiuti di plastica entrano nell’ambiente marino e terrestre ogni anno, gran parte dei quali costituiti da plastica monouso. Oltre all’inquinamento diretto, la produzione di plastica è responsabile di una significativa percentuale delle emissioni globali di gas serra, stimata attorno al 3,7%. Si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5% entro il 2060 se le attuali tendenze non vengono controllate. Questo impatto ambientale diffuso e persistente ha superato il “limite planetario” (Planetary boundary), oltre il quale gli ecosistemi naturali non sono in grado di garantire condizioni favorevoli alla vita, un’allarmante realtà che sottolinea l’urgenza di affrontare l’inquinamento da plastica su scala mondiale.

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Scritto dal Team Editoriale di Auxilia (GISDATA)